martedì 12 gennaio 2016

2016, finalmente (AKA Orologiaio Origins AKA Finalmente Libero)

Esattamente dieci anni fa, esattamente questo giorno, ereditai questo negozio (attività e muri), a causa dell'improvvisa morte di mio padre.
La sua scomparsa non fu immediata, ma nei pochissimi giorni di malattia non mi disse MAI una parola relativa al negozio. Cosa avrebbe voluto che io ne facessi, cosa avrei dovuto fare se avessi preso il suo posto, quanti soldi doveva alle banche. Io all'epoca avevo tutt'altro lavoro, avevo fatto tutt'altri studi e non mi interessava minimamente lavorare in negozio, se non i 20 giorni all'anno in cui a Dicembre aiutavo con le vendite. Ma anche lì, io ero presente principalmente per prendere e ridare pile e riparazioni, in attesa che mio padre finisse una vendita e arrivasse dal cliente. Non mi interessava altro, e non imparavo un granchè - anzi in Dicembre spesso andavo a letto più tardi del solito perchè potevo permettermi di stare in negozio con metà cervello acceso, per quel che dovevo fare.

In ogni caso, nel Gennaio 2006 sono stato obbligato a questa "scelta" di lavorare in negozio "per un po'", perchè ho scoperto quasi subito che negli otto anni di attività con questo negozio, mio padre aveva accumulato oltre 80,000 euro di debiti con lo Stato e le banche. Mi spiace se qualche mio parente mai leggerà questo blog, ma questi sono i dati di fatto: mio padre di questi affari non se ne intendeva (prima si occupava, con enorme successo, di altro), ma non aveva mai detto niente che facesse intuire un problema. Soldi ne faceva abbastanza, ma ne spendeva altrettanti e poi anche di più. Era il sogno dei teorici delle finanze, però: "in caso di crisi, investi ancora più soldi! Vedrai che funziona far girare i soldi!"

80,000 euro non li avevo, da dare alle banche e allo Stato, e rischiavo che mi portassero via tutto. Dovevo lavorare in negozio per dimostrare che l'attività proseguiva, dare fiducia alle banche (che in tre mesi hanno preteso 25,000 euro, per iniziare) e poter ottenere le dilazioni delle tasse arretrate.
Con l'aiuto solo del commercialista e di mia mamma (ex commerciante), ho almeno capito che cazzo dovevo fare, nella quotidianità di un negozio. Davvero, non ne avevo idea e non so ancora adesso come ho fatto a partire e poi ingranare.

I primi due anni ho lavorato gratis, potevo permettermelo in quanto vivevo con mia madre e avevo messo via abbastanza soldi con i lavori precedenti, compreso quello che svolgevo fino al Dicembre 2005 e che ho trasformato in part-time free-lance. In quei due anni ho capito come giravano le cose, ho capito come e dove tagliare i costi, ho abbandonato alcune marche e ho cambiato un po' di cose.
Dal 2009 in poi, circa, ho messo mano alle cartelle esattoriali, ho fatto i conti. Avevo visto che nel 2016, con le dilazioni giuste, avrei finito di pagare il debito con lo Stato. Sembravano infiniti, sette anni, eppure eccomi qui.
Nel 2009, fatti bene tutti i conti (perchè quella è una cosa che so fare molto bene), mi ero detto: "Sarò legato a questo posto fino al 2016, poi avrò finito di pagare tutti i debiti con tutti e potrò decidere se vendere tutto o cosa farmene di questo lavoro".

Ebbene, il 2016 è arrivato. Con mia enorme soddisfazione, l'ho messa nel culo a tutti quelli che avevo contro. Perdonatemi l'espressione, ma è esattamente come mi sento, e come mi sono sentito in questi anni: solo contro tutti.
Contro le banche, in particolare il figlio di puttana che si era "scordato" che per sottoscrivere un mutuo con la loro banca (Cariplo, per la cronaca) era obbligatorio sottoscrivere una polizza sulla vita - quindi automaticamente con la morte di mio padre, l'assicurazione che lui aveva pagato avrebbe dovuto coprire i 25,000 euro del mutuo, ma siccome io non avevo idea di questa cosa e siccome non sapevo dove mio padre tenesse i documenti, ho dovuto pagare tutti i 25,000 euro in tre mesi, subendo anche le sue pressioni telefoniche. La banca, quando qualche mese dopo ho scoperto di questa "svista" e l'ho denunciata, ha fatto spallucce. Il figlio di puttana è morto due anni fa, per la cronaca. La filiale della sua banca ha chiuso. Cristo quanto ci godo, quando ci penso. Piccola vendetta, ma è un inizio.
Contro lo Stato, che non vorrei fare populismo ma veramente si succhia il sangue, dai negozianti. Chi non la vive questa cosa non la può comprendere, tanto "tutti i negozianti sono ladri".
Contro i clienti, che mi hanno stressato dal giorno uno - ma questo già lo sapete ;)
Contro alcuni commessi viaggiatori, che all'inizio hanno approfittato della mia scarsa preparazione e hanno contribuito a farmi spendere ancora più soldi.
Contro alcuni lettori di un blog chiamato "Clerks", aperto solamente per sfogarmi della immondizia umana con cui ho quotidianamente a che fare. Un ringraziamento invece a chi ha compreso lo spirito del blog (tendenzialmente chi ha capito è un commesso o unmisantropo, a volte un collega dalla mentalità aperta).
E via così. Al di là del commercialista e di mia mamma, non ho avuto aiuti da nessuno, in campo lavorativo. Mai. Solo il mio spirito di metterla nel culo al mondo mi ha sostenuto, e ora sono ad un passo dal raggiungere il mio obiettivo di pareggiare i conti con il passato.

Quindi, 2016, eccomi qua. I conti son quasi saldati.

Nel 2009 pensavo di pareggiare i conti e vendere tutto. Nel frattempo non ho imparato ad amare questo lavoro, come vorrebbero i film più banali. Anzi, probabilmente la mia "passione" si è ancora più spenta. Eufemisticamente, posso dire che non mi interessa granchè degli orologi, e non mi interessa il lavoro a contatto con la gente (sto usando EUFEMISMI ENORMI).

Nel 2009 la famosa "crisi economica" stava solo iniziando, o non se ne conosceva la portata. La gente poteva avere un lavoro, cambiare lavoro, pensare a fare soldi facendo un lavoro. Ora chi ha un lavoro se lo tiene, anche se lo odia.

Quindi che dobbiamo fare. E' un lavoro. Me lo tengo. Se questo fosse un film, sarebbe un film di rivincita sul mondo ma con finale agrodolce, l'eroe che si incammina al tramonto verso un domani che sarà uguale a ieri.
Me lo tengo, ma almeno l'ho messa nel culo a tutti gli altri. Nessuno ci avrebbe scommesso, ma ce l'ho fatta.

Fanculo, me lo tengo. In attesa del famoso "cinese con la valigetta con un milione in contanti per rilevare l'attività". Io ci spero sempre, e non avrei tante remore. Vi posterei la mia foto da un paradiso tropicale, posterei anche l'indirizzo del negozio per far pubblicità a chi l'ha acquistato per un milione di euro.
Brindiamo ad un 2016 di sogni da realizzare, quindi!

NB: nel primo commento qui sotto, un paio di considerazioni ulteriori, ma mi sentivo che il post doveva chiudersi qui

38 commenti:

  1. Ulteriori considerazioni:

    1 - Non voglio sembrare un ingrato totale verso mio padre, anche se non capirò mai perchè non mi ha detto una parola sul negozio e cosa avrei dovuto fare. Alla fin fine lui sapeva che il lavoro nel negozio non mi interessava (anche perchè stavo già avendo discreto successo in un altro campo), ma non mi era mai sembrato il tipo da "oh no mio figlio vuole fare altro nella vita, non vuole proseguire il mio lavoro" - tenendo anche conto che lui, una volta stabilizzatosi con una attività in cui eccelleva, ha poi cambiato due volte tipologia lavorativa, non era quindi legato "alla tradizione". Guardandolo dall'esterno, sì, lui mi ha lasciato ("creato") un lavoro, e i muri entro cui farlo. Ne sono grato, anche se da un certo punto di vista avrei preferito avere una scelta, e soprattutto non partire con un mare di debiti.

    2 - Il post non deve assolutamente intendersi come offesa verso chi ama gli orologi o li vende. Se voi li amate, non è nessun problema per me, anzi sono felice. Io mi sono trovato in questo mondo da un momento all'altro, non mi interessavano all'inizio e ora mi interessano solo come oggetto merceologico. Sono bravo a vendere e a gestire il negozio, ma probabilmente se avessi ereditato un negozio di scarpe il mio entusiasmo sarebbe uguale. E'.Un.Lavoro. I miei interessi e soddisfazioni risiedono altrove.

    3 - Il post non deve assolutamente intendersi come "compatitemi o veneratemi, ecco la merda in cui mi sono trovato e come ne sono uscito". E' semplicemente la mia storia, come dico sempre la vita mi ha dato queste carte e io me le sono giocate. Altri avrebbero fatto diversamente, io ho fatto così. E' solo una storia, la mia personale, non ha bisogno di grandi lodi o critiche. Dopo 10 anni, dovevo a me e a chi mi legge da tempo una sorta di "spiegazione", anche per cristallizzarla nel tempo.

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  2. Ti leggo in silenzio da anni e mi sono sempre chiesta come fossi arrivato lì. Mi chiedo anche perché non rinunciare all'eredità e proseguire nel tuo lavoro precedente, ma non sono affari miei. E soprattutto cosa significhi perdere un padre quando si è giovani e venire travolti da una bomba economico-finanziaria-lavorativa dev'essere terribile.
    Per cui, ti offro una birra ed una pacca sulla spalla perché riuscire nell'impresa nonostante tutto, è davvero incredibile.
    Ti auguro che almeno al di fuori del lavoro tu abbia soddisfazioni meritate.
    :)

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    1. Alcuni me l'hanno chiesto, perchè ho fatto questa scelta. Boh, mi sembrava l'unica possibile in quel momento, e dopo due anni mi ci sono trovato "incastrato" dentro. Non avevo idea di come affrontare un rifiuto di eredità o un fallimento - tenendo conto comunque che i muri del negozio (seppur piccolo) e il suo contenuto valevano più di 80,000 euro, se venduti pezzo per pezzo, e quindi farmi pignorare tutto e finire nella blacklist creditizia mi faceva rosicare.

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    2. Comunque non è che tu sia silenziosissima, da splinder me la ricordo "perennemente sloggata" ;)

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    3. Ora capisco. Sono scelte difficili soprattutto perché eri comunque molto giovane.
      Mi fa piacere che ti ricordi ancora di me, io raramente commento ma vengo spesso a controllare se Bloglovin si è dimenticato di dirmi che hai scritto un post o se davvero sei impegnato nella vita reale ;)

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  3. guarda, anche senza conoscerti la cosa si poteva vagamente intuire da alcune informazioni (soprattutto quelle date durante i primi anni sullo stato del magazzino, sul fatto che non avessi scelto la mano di carte servitati etc)

    E anche se te ne frega il giusto, ti dico BRAVO.

    e ti invito a mandare in culo una categoria che non hai citato, quelli del "questo è un lavoro che richiede passione" che buttano merda su chiunque non la pensi come loro ;)

    Io sono un convinto esponente del "lavoro per i soldi, non per la gratificazione", e capisco perfettamente cosa si prova a sentire qualcuno che prova ad insegnarti cosa dovrebbe motivarti

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  4. Son curiosa di sapere quale fosse la tua attività precedente!

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    1. Dai, fra 10 anni sarà tutto svelato (sicuramente grazie a trasmettitori neurali che invieranno i miei ricordi direttamente ai lettori interessati!)

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  5. Ti leggo da tempo anche se sono silenzioso. Mi piace il tuo blog ed è stato interessante scoprire le origini del tuo lavoro... Ho un amico con una gioielleria ed ogni tanto mi racconta anche lui qualche aneddoto su cambi pila ed altre amenità del genere. Lavorare con il pubblico penso possa essere a volte davvero stressante però non credo sia mai noioso se non altro per gli assurdi comportamenti di molte persone. Buon 2016 "libero" :-)

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    1. Dall'esterno è divertente avere a che fare con ste persone. D'altronde a me Clerks faceva ridere, come film. Ora, lo vedo come un tragico documentario. Fa ridere un giorno, fan ridere 10 persone. Poi davvero inizi ad odiare l'umanità, semplicemente.

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  6. Anch'io appartengo alla schiera dei lettori di vecchia data ma che commentano raramente...brindo con te, complimenti e tanta stima.

    Mao

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  7. OOOOOHHHHH là finalmente hai placato la mia curiosità!
    Immaginavo anch'io fosse una storia di questo tipo mi dispiace per la morte di tuo padre però questa cosa che non vi ha mai accennato niente è proprio strana...forse si vergognava un po' a dirvelo.
    Ho apprezzato molto il finale da film malinconico con la realtà della crisi che non ti permette di andare a fare altro perché altro da fare, magari da dipendente, proprio non c'è!
    Mi unisco al coro fanculo banche ,stato, clienti e fornitori!
    Dai dicci almeno il tuo titolo di studio!

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  8. E se dovesse passare il cinese chiedigli se gliene serve un altro di negozio!
    Tienimi aggiornato

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    1. Se viene un cinese con due valigie, per la seconda provo a vendergli il colosseo!

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  9. Io penso che i complimenti te li meriti, hai tenuto duro per dieci anni e hai raggiunto un traguardo importante. Non è mica da tutti sai?

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  10. Ma la passione per gli orologi (non per il lavoro di orologiaio, per gli orologi in sé), ti è venuta, già l'avevi o non la hai nemmeno quella? Per chi da alcuni post mi era sembrato ti piacessero/interessasero, ma magari mi sono sbagliato.

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    1. Mi spiace, ribadisco che non intendo offendere nessuno con la passione per l'orologeria, ma in tutta sincerità io non ho nessuna passione per gli orologi. Posso aver scritto, magari, qualche commento positivo su orologi particolarmente belli o costosi o con funzioni particolari, ma di base non è un oggetto che mi interessa. Negli ultimi dieci anni ho indossato l'orologio di mio padre (un bell'orologio automatico, va detto, quando l'ho al polso la gente lo nota anche se non è di una di quelle marche da ricchi), ed un citizen da 218 euro. Non vado alla ricerca di altri modelli, non compro riviste di orologi. Conosco perfettamente il funzionamento di tutto quello che vendo, ma quello è solo per professionalità - sfido a trovare qualcuno che sappia impostare altimetri o radiocontrollati come faccio io, senza leggere istruzioni o cose del genere. Ma è una cosa legata al lavoro...

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    2. Ok, ok. Non volevo farti arrabbiare, ho capito male io.

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    3. No tranquillo, ho solo voluto dare una risposta esaustiva alla domanda :)

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  11. Capisco che non ci sia cosa peggiore di essere costretti a fare un lavoro che non piace. Ci sono passato e so quanto possa essere frustrante. La vera fortuna è fare della propria passione il proprio mestiere (Stendhal). Fortuna che ahimè capita ad un numero irrilevante di soggetti. Mal comune mezzo gaudio.
    La maggioranza delle persone il mestiere lo subisce, e molti in questi anni lo hanno subito di buon grado spaventati dallo spettro della disoccupazione dilagante.
    Detestando pure io il contatto con il pubblico, a maggior ragione sono solidale con te perché la sofferenza è doppia. Immagino quanto abbia dovuto stressare un lavoro non desiderato, a contatto con il pubblico di rompicoglioni (divertenti eh, ma sempre rompicoglioni) e con il pensiero quotidiano di un debito cospicuo sulle spalle, per giunta ereditato, quindi della cui responsabilità tu eri l’ultimo a dover rispondere.
    A coronamento di tutto ciò, dopo dieci anni di sacrifici vedersi costretti ad accettare il medesimo lavoro per forza, visto che la crisi non offre nient’altro, in attesa che arrivi il cinese, credo che renda dolceamara, appunto, la soddisfazione di avercela fatta. Innanzitutto mi sento di dirti, anche se è un po’ una frase fatta e ne sono consapevole, è che in effetti ci sono tante occupazioni peggiori, più stressanti, frustranti, logoranti e meno redditizie, insomma il consiglio, se puoi, è di cercare di vedere la bottiglia mezza piena. O piena per un quarto.
    Ma il consiglio credo più prezioso e sensato che mi sento di darti è di liberarti se riesci di questo peso mentale, per cui che siano orologi o ciabatte tanto è lo stesso, perché rischi di trovarti anziano pieno di rimpianti (magari sai, il cinese alla fine non passa…) e vuoto di soddisfazioni professionali. Non lo fare, non ti conviene. E’ un avvitarsi su se stessi e su ciò che si poteva essere, e intanto gli anni se ne vanno.
    Per quanto a te degli orologi possa non fregartene un beneamato, essi possono costituire comunque oggetto di stimolo intellettuale, grazie ai sette secoli di storia orologiaia.
    La tecnica orologiaia è piena di sfide per una mente matematica e la storia dell’orologeria trabocca di fatti sorprendenti. Pensa che l’orologio al quarzo non lo hanno inventato i giapponesi, come molti pensano, ma gli svizzeri. Pensa che l’orologio da polso è stato originariamente ideato per il pubblico femminile. Ti sorprenderà sapere che l’orologio moderno è di concezione francese ed inglese, non svizzera come si potrebbe pensare. Ed infine l’orologio meccanico nasce in…indovina dove? Non lo immagineresti mai: in Italia.
    Con lo stimolo intellettuale tu non ci campi, lo capisco, nè ti aiuta a tenere a bada i rompicoglioni di cui sopra, ma può nel tempo dare maggiore senso (forse) ai tuoi futuri anni professionali.
    Aspettando Godot...ehm...il cinese.

    Alberto.

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    1. Continuo a ripeterti un concetto, ma tu non lo accetti: per me lavorare nel negozio (incidentalmente vendendo orologi) è un LA-VO-RO. Come scritto nel primo commento di spiegazioni, tutte le mie soddisfazioni derivano da altro, così come i miei interessi. Non entro nel personale perchè non mi va, ma di interessi ne ho parecchi e di soddisfazioni con un secondo lavoro free-lance ne ho dieci volte tante rispetto a quelle che trovo in negozio. Ahimè, il lavoro freelance non riesce a pagarmi tutte le bollette, altrimenti il finale di questo post sarebbe stato: "ok, ho pagato i debiti, ora vendo tutto e mi dedico al lavoro che preferisco". I soldi mi servono ancora, e per far soldi serve un lavoro solido. Vendere oggetti, se si è bravi, è un lavoro solido. Ma io provo tristezza per chi basa tutte le sue soddisfazioni sul lavoro. Anche perchè se poi il lavoro va male, si finisce in cronaca nera. La mia soddisfazione, riguardo al lavoro in orologeria, è quando a fine mese mi sono portato a casa lo stipendio. Guardo i soldi e dico: "sì, cazzo". Tutto il resto del mio lavoro lo leggi in questo blog: vorresti tu avere a che fare quotidianamente con una manica di ignoranti, arroganti, vecchi e bassa umanità varia? Ovviamente ci sono anche persone normali, e addirittura persone che spendono, ma davvero il 60-70% delle persone che varcano la mia soglia sono... boh non voglio offendere, immaginati tu le mie opinioni in merito. Il mio lavoro finisce alle 19.30. Dopo inizio a vivere.

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  12. Non è che sei particolarmente originale. Sai quanti ce ne sono come te che considerano LA-VO-RO e soltanto LA-VO-RO ciò che fanno dalla mattina alla sera? Sai quanti ce ne sono che cominciano a vivere alle 19.31. Personalmente non l'invidio e li compiango; bisogna veramente detestarlo parecchio il proprio lavoro per arrivare a dire che s'inizia a vivere a fine giornata. Mi ritengo fortunato, a questo punto, ma benedetto dal cielo proprio, di poter dichiarare che posso vivere anche fino alle 19.30, senza per questo essere particolarmente devoto ai miei doveri professionali. Tutt'altro.
    Be', che posso dire allora? visto come vanno le cose in Italia, sappi che a ignoranza, arroganza, vecchiezza e bassa umanità, si prevedono anni peggiori.
    Buona continuazione.

    Alberto.

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    1. Dai, allora sono riuscito a farti vedere sotto una luce migliore il tuo lavoro, un risultato l'abbiamo ottenuto, no? Per il resto, non ripeto per l'ennesima volta tutto. Dici di leggere sempre tutto e bene, eppure non capisci che questo blog non parla di me ma dei clienti, e che questo è un lavoro - non ho rimpianti nè recriminazioni, ma il lavoro non è vita, e la mia vita per fortuna procede bene. Il lavoro serve per avere i soldi per farla continuare ad andare bene. Ciao.

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    2. All'ammirazione verso il proprietario di questo blog per aver tenuto duro e aver ripianato i debiti, aggiungo l'ammirazione nel self-control che lo porta a non dire ad Alberto quello che penso sia evidente a tutti: hai rotto i coglioni.

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  13. Tanto di cappello, è proprio vero, la gente non è il mestiere che fa. Per quanto secondo molti sia importante "fare un lavoro che ti piace" penso che se quello che mi piace diventasse il mio lavoro, forse potrei anche iniziare a disprezzare quello che mi piace.
    A parte tutto, se non fosse un business fallito in partenza ti consiglierei di aprire un negozio di videonoleggio, saresti un ottimo Randal.

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  14. ti faccio mille complimenti per aver resistito 10 anni e per aver raggiunto il tuo obiettivo nei tempi prefissati. :*
    Cassiera in bilico

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  15. ciao, ti seguo da qualche anno, immagino come molti in silenzio,e ti scrivo per ringraziarti della condivisione che hai sempre avuto del tuo modo di pensare.
    Daniele

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  16. Personalmente, ritengo che tu faccia benissimo a tenere separati soddisfazione personale e lavoro. Chi è troppo soddisfatto del suo lavoro dopo un po' sarà capace di trarre soddisfazione SOLO dal suo lavoro, e parlerà solo di quello. Farà sempre più ore straordinarie... e diventerà un workholic. La gente non lo vedrà più come una persona, ma solo come "l'elettricista/il medico/il meccanico".

    E comunque, appassionarsi troppo ad un lavoro può diventare frustrante: alle volte i clienti fanno richieste assurde, in base solo alle ultime mode, o al "mio cuggino ha fatto così": magari tu potresti accontentarli, ma il risultato sarebbe scadente e lo sai, quindi cerchi di proporre una soluzione migliore, ma il cliente è troppo ostinato. Per un appassionato è estremamente frustrante trovarsi a dover fare un lavoro sapendo che è sbagliato, e che avrà risultati scadenti; per chi, come te, dice "È un lavoro", non ci sono questi bocconi da mandar giù: te l'ha chiesto il cliente? ti paga? Ottimo, tu ti prendi i soldi, e se poi ci saranno problemi il cliente avrà poco da protestare, visto che tu l'avevi avvertito.

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    1. Osservazione interessante e sulla quale non avevo mai realmente riflettuto, condivido quello che dici (e infatti mi dà fastidio quando vado in giro e i vecchi mi fermano "in quanto orologiaio"). Solo sulla seconda parte sbagli un po': il cliente si lamenterà in ogni caso e protesterà, anche se la colpa è tutta sua della richiesta assurda ;)

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    2. In effetti è un commento interessante.
      Se da un lato mi piacerebbe fare un lavoro che mi piaccia davvero, dall'altra sono contenta di fare un lavoro che non mi porto a casa. Le traduzioni le ho completamente accantonate perché mi creano ansia da tempistiche (in genere finisco prima di quanto pattuito) ed ora sono serena così. Tuttavia vedo mamma fisioterapista, più per passione che per dovere e... non ha pace. Non le pesa molto per "i suoi bimbi" quanto più per chi pretende e chiama (è successo!) il giorno di Natale alle 9 del mattino o la domenica mattina alle 7 per un massaggio. Un massaggio??
      Tornando a me, sono grata perché al di là di tutto, ho buoni colleghi. E quando passi la giornata con estranei, bombardato da chiamate di (spesso) ignoranti ed arroganti, è davvero importante.

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  17. Che dire? Tanto di cappello per come ne sei uscito fuori (dalle rogne, non dal negozio).
    Forse tuo padre si sentiva in imbarazzo a parlare dei debiti, sperava di risolvere prima che la malattia lo sorprendesse, o forse era scaramantico...
    Un brindisi virtuale alla faccia di banche, Stato e clienti del caxxo, e che non ti manchino mai soddisfazioni dagli altri campi!

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  18. Ti seguo da quando eri su Splinder, quindi più o meno dal 2008... Ti ho conosciuto grazie ad un tuo commento sul sito di Mazzoli e da li ho iniziato a leggere le tue "disavventure lavorative"! :)
    Il tuo pensiero sul mondo del lavoro non si distanzia tanto dal mio: lavoro per vivere, non vivo per lavorare. Porto a casa uno stipendio e questo è quello che conta, la mia vita è fuori dall'ufficio in cui sono e dove passo 5 giorni alla settimana per circa 8 ore al dì. Non vuol dire che non faccio un cazzo o che non mi impegno quando sono in ufficio, sia chiaro, ma quando esco la sera, a fine giornata, il mio lavoro rimane tra quelle 4 mura e non mi segue. La vita è una serata con gli amici, anche la cena natalizia con i colleghi o il sabato mattina quando prendo mio figlio e vado a giocare al parco con lui...
    Penso che da adesso in poi lavorerai in maniera più tranquilla, in quanto non hai più debiti da saldare; anzi: magari riuscirai ad accumulare qualche soldino in più che non sarebbe male, o no?
    Chiudo facendoti i complimenti per tutto, perché sei riuscito in una piccola, seppur difficile impresa (80mila euro non son mica pochi da saldare) e penso che tuo padre sarebbe contento di sapere che te la sei cavata. Ora aspetta il cinese e nel frattempo, se prima o poi lo rivedi, salutaci FBI... :)

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    1. Grazie mille per il commento, mi emoziona sapere che mi segui (nell'ombra) da così tanti anni! Non ho idea di cosa io potessi aver scritto sul blog di Mazzoli, ma ad occhio mi sa che parlavo proprio di quello stronzo della banca - ricordo che avevo chiamato anche la bastard inside line per sfogarmi, era proprio un periodo di merda, quando scoprii che quei soldi non avrei dovuto pagarli ma che visto che li avevo pagati, beh, tanti saluti.

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  19. Caro il mio guerriero (mi permetto questa confidenza in quanto anche io sono guerriero nato) è ammirevole il tuo sforzo nel tempo che ti ha portato il mieritato risultato.
    Hai fatto bene così. Anche perché non bisogna mai dimenticarsi che lavorando in un TUO negozio, sei TU il titolare di te stesso. È vero, lavori per dei clienti rimpiscatole, ma c'è una bella differenza tra essere sotto padrone ed essere TU il padrone dell'attività che ti genera reddito.
    Più che poter mandare al diavolo qualche cliente cafone senza temere "ritorsioni dall'alto", che subiresti se avessi un padrone, l'importante è che tu stia al timone senza nessuno che ti fiata sul collo.

    Per quanto riguarda le banche, è ormai chiarissimo che sono popolate da gentaglia sfruttatrice che andrebbe impiccata non prima di avergli fatto passare 6 mesi obbligatori in Africa come missionari gratis, quindi sono felice insieme a te che sei riuscito a metterglielo in quel posto. Penso di condividere lo stesso spirito mordace che ti contraddistingue.

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  20. Caro OroFrust,
    anch'io come tanti altri ti seguo nell'ombra (ci sarà un poerchè di così tanti lurker?) intanto complimenti a prescindere, adesso che hai portato a "casa" un risultato così importante credo saprai gestire i tuo lavori modo più sereno e quindi profiquo.
    Però non farci mancare mai notizie dei tuoi clienti, soprattutto dei vari MacGiver che sono i miei preferiti (che son tennico e quindi mi piacciono assai).
    Ciao!

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  21. Strepitoso Orologiaio Frustrato,
    ti seguo da non so quanti anni, in silenzio, poi ti avevo perso e quindi ritrovato nel nuovo blog. Mi hai fatto ridere, riflettere, capire molte cose; ricordo molti dei personaggi straordinariamente rompiballe che sai descrivere così bene. Vorrei esprimerti tutta la mia ammirazione per ciò che hai realizzato in questi dieci anni e vorrei gridare con te 'fanculo al mondo' poiché ho vissuto e sto vivendo tuttora una situazione simile, a causa del mio ex marito, e so che cosa significhi ritrovarsi con un sacco di debiti e non per colpa propria. Sei forte, molto professionale, continua ad allietare i tuoi lettori, ti prego, e anche se arriverà il cinese potresti sempre raccontaci della 'fauna' ai tropici...
    un'ammiratrice da sempre
    Michela

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  22. Complimenti per tutto.
    Ti seguo praticamente dagli inizi e dai tempi del blog Clerks (ed è anche grazie a te che ho scoperto il relativo film :-) )
    E' che non piacere che noto che non hai mollato e non per niente sei entrato nella storia!

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