"Questo sarebbe anche un gran lavoro, se non fosse per i clienti di merda."
("This job would be great if it weren't for the fucking customers." - Randal Graves, Clerks by Kevin Smith, 1994)
Sì, il 28 Dicembre ho chiuso il negozio. Il nome del negozio lo vedete nelle foto, si trovava a Monza. E' stato il mio posto di lavoro per 18 anni (più tutti gli anni dal 1998, in cui ci lavoravo in Dicembre aiutando mio padre).
Le persone descritte in questo blog entravano da quella porta, e appoggiavano le loro cose preziose e le loro cose sporchissime su quel bancone.
La foto l'ho scattata poco prima dell'inizio della vendita per liquidazione, quando stavo già spostando alcune cose dall'interno alla vetrina esterna. Oggi tutte le vetrine interne sono vuote, ho praticamente finito tutto.
Credo di aver detto quasi tutto della mia avventura in un post del Gennaio 2016, per festeggiare i 10 anni di mia gestione. Perché ho preso in mano il negozio, con che spirito l'ho fatto, come ho proseguito e come mi ci sono ritrovato incastrato: ho già parlato a fondo di tutto e non ho altro da aggiungere, fino a qui.
Mi è piaciuto stare qui? Se avete letto qualche pagina di questo blog, la risposta potete trovarla da soli. Anche se ovviamente ho parlato solo dei clienti più folli e rompipalle, che per fortuna costituivano il 10% dei clienti totali di ogni giorno. E' passata molta gente perbene e normale, per fortuna. Ma sapete quel che si dice sulle mele marce: rovinano tutto il cesto, e di persone con grossi problemi ne ho viste ogni giorno, e probabilmente solo scrivere su questo blog mi ha salvato da qualche esaurimento nervoso. Ma ho anche avuto il tempo libero fra un cliente e l'altro per scrivere questo blog, e continuare a scrivere le altre cose che non ho mai smesso di scrivere - una certa flessibilità c'era, e me la sono goduta. Come dice anche la citazione qui in alto, il lavoro sarebbe anche stato interessante, se non avessi dovuto avere a che fare con i clienti. Ho scoperto di essere molto bravo a gestire il budget, seguire gli acquisti, far quadrare i conti, avere a che fare con i rappresentanti delle ditte e mi sono anche scoperto un venditore abbastanza efficace: tutta roba che ho iniziato a fare da zero, visto che avevo studiato lingue e letterature straniere applicate alla comunicazione di massa. Un altro bonus che ho sempre gradito, è il fatto che potessi andare al lavoro vestito come mi pareva: non ho mai avuto problemi con la mia enorme collezione di magliette di gruppi metal, punk e cose nerd varie.
Insomma, i lati positivi ci sono anche stati, ma i motivi per cui chiudo il negozio sono 4, e li metto in ordine di importanza:
1 - Non voglio mai più lavorare a contatto con il pubblico. E anche qui, la lettura del blog potrebbe essere un forte indizio sul perché. Dovrebbe essere inserito nei lavori usuranti, soprattutto per la mente.
2 - Gli incassi erano drasticamente diminuiti, questo era il momento giusto per chiudere prima di finire indebitato e amareggiato. La liquidazione totale è stata miracolosa, chiudo veramente a testa alta e con i conti a posto anche per le tasse (salatissime) che mi attendono nel 2025.
3 - Mia mamma ha deciso che vuole godersi la pensione e, incidentalmente, anche lei non vuole mai più avere a che fare con il pubblico. Cosa c'entra mia mamma? Beh, mia mamma porta il cognome del negozio, è la titolare fiscale e (COLPO DI SCENA) il tecnico delle pile. Quando mi ha comunicato l'intenzione di ritirarsi, è stato per me un piacere e un sollievo. Non ho pensato mai di sostituirla, di cercare un altro tecnico: l'ho visto come un segno che era il momento di chiudere tutto. Per sfortunata coincidenza, tra l'altro, il tecnico esterno che invece si occupava delle revisioni e di riparazioni degli orologi ci ha comunicato a Dicembre che all'improvviso dovrà smettere di lavorare per seri motivi di salute. Sarei rimasto senza più nessuno che si occupasse delle riparazioni o le pile. Meglio chiudere, augurando una buona pensione a mia mamma e una pronta guarigione al riparatore.
Ma non so se voi starete leggendo queste righe, perché probabilmente sarete ancora sotto shock per la rivelazione parentelare con il tecnico delle pile, che in realtà era unA tecnicA delle pile e ha circa 50 anni di esperienza con gli strumenti tecnici (ma voleva cambiare le pile di sera per non venire distratta).
4 - Visto che questo blog era dedicato a Clerks, spero di non fare troppi spoiler sul bellissimo finale della trilogia di film di Kevin Smith: in Clerks 3 Dante Hicks, il titolare del Quick Stop che "non avrebbe dovuto essere qui oggi", ha un infarto in negozio. Ecco, io non voglio fare quella fine, infartare a causa dell'ennesimo cretino che pretende di avere ragione su qualche argomento assurdo. Voglio fermarmi ora, prendermi una lunga pausa e riflettere su cosa fare in futuro. Posso permettermi un anno sabbatico e me lo prenderò, e questo è quanto, riguardo il negozio.
Clerks è stato un film fondamentale, per me: lo vidi nel 1995, a 19 anni, con amici appena conosciuti all'università. Era un film divertentissimo, folle, fenomenale. Non avrei mai immaginato che, 11 anni dopo, sarebbe diventato un documentario sulla mia vita. I clienti folli, le rotture di palle, i pochi incassi, è tutto riassunto in una storica scena fra Dante (commesso del minimarket) e Randal (commesso del videonoleggio accanto).
Randal: "Questo sarebbe anche un gran lavoro, se non fosse per i clienti di merda. Perché non ti rilassi, sai quanto staresti meglio se ogni tanto ti concedessi un bel cazziatone a qualche rompipalle? [...] Vuoi dirmi che non ci sono clienti che ti frantumano i coglioni ogni santissimo giorno per niente? Sfogati, sfoga le tue frustrazioni."
Dante: "Messa così no, non c'è nessun cliente in particolare, magari giusto certe categorie di clienti - le lattaie ad esempio, quelle che si mettono a periziare ogni litro di latte per trovare quello con la scadenza più lontana nella speranza di beccarne uno capace di non andare a male di qui ai prossimi 10 anni."
Randal: "Sai, io farei proprio a meno di quelli che vengono da me a noleggiare i film, con domande cretine come 'Cosa mi consiglia per un bambino di 6 anni che fa sempre la pipì a letto? Avete per caso quello lì con quel tizio che ha fatto quel film che è uscito l'anno scorso?' Come se per farsi la tessera del videonoleggio sia obbligatorio un quoziente intellettuale a livello zero"
Dante: "Dici che a te fanno domande idiote, dovresti sentire le caterve di cazzate che mi becco io."