mercoledì 24 febbraio 2010

Fidelizzazione

Gli esperti di marketing dicono sempre che c'è bisogno di fidelizzare il cliente, insomma dargli stimolo a tornare sempre da noi.
Io ci riesco benissimo, a quanto pare.



Viene un tizio a ritirare un orologio lasciato per la pila. Controlliamo l'ora, perfetto, tutto a posto, paga, e mi saluta con una frase commovente:



"Bene, allora ci vediamo fra un anno a mezzo, magari anche due anni, la prossima volta che si scarica la batteria!"



No beh, grazie... i tuoi 5 euro ogni due anni mi aiuteranno a far andare avanti l'economia del negozio! Ti aspetto eh, non tradirmi portando la pila in altri negozi!



NB: Ok, sospetto cercasse di fare una battuta. Ma la sottile arte dell'ironia è cosa che va lasciata a chi ci sa fare. La battuta è venuta fuori infelice, soprattutto perchè per molte persone io esisto solo per "la pila subito / ah sei pure stronzo che te la devo lasciare", comprano orologi da altre parti e vengono da me solo per cambiare la pila, che da altre parti non sono capaci. In questo tipo di fidelizzazione (modello "cambio tante pile e allora tanta gente poi viene a comprare"), non ci credo, ho visto negli anni che funziona pochissimo... chi compra poi torna quasi sempre da me, ma chi cambia le pile, è un forestiero che si butta nel negozio a casaccio, sono due tipi di clientela diversi. Poi ok, tanto io le pile le cambio lo stesso, e se qualcuno poi torna per comprare un orologio ne son felice. Ma diciamo che al di là di quel che dicono i libri di marketing, non c'è un vero e proprio rapporto di causa/effetto.

martedì 16 febbraio 2010

Deviazione Professionale

Stavo guardando le foto di una amica che è andata in Giappone. Arrivati a questa foto, ho pensato


"Cazzo ma in Giappone i Casio li vendono anche sulle bancarelle? Ah, guarda, ma hanno pure la serie Oceanus, chissà se tira, che qui da noi va proprio poco?"


E' grave, dottore?

martedì 9 febbraio 2010

L'Asilo

Arrivo alle 15.25: mentre parcheggio noto che fuori dal negozio ci sono già due "vedette", come le chiamo io. Gente immobile col collo teso a vedere se il negozio apre, o pronte a scovarmi da lontano, mentre mi avvicino per aprire... si sa mai che si riesca a darmi in mano una pila da cambiare mentre ancora sono fuori.

Entro, apro il negozio, non ho nemmeno finito di tirar su la saracinesca che già suona il campanello. Un attimo, per dio... ok.
Entra una tizia. Non è una delle due viste fuori.

Appena si chiude la porta dietro di lei, ri-suona il campanello ed entrano le due tizie contemporaneamente.
L'età media di tutte è attorno ai 65. Giusto per dire che non sono ragazzine.

Io nel frattempo ho salutato la prima a entrare e la sto servendo (deve cambiare un cinturino). Mentre lei guarda i cinturini, le altre due parlano fra di loro:

"Ma chi di noi due era arrivata prima?"
"Forse io, ma di sicuro non la signora qui!"

La signora continua a guardare i cinturini e le ignora.

"No, perchè noi eravamo in coda fuori, e questa qui ci è passata davanti, ahaha!"
"Ehehe!"

Io le ignoro.
La signora sceglie un cinturino da 15 euro, vado a montarlo. Mentre lo monto (tempo: 2 minuti, che devo pure sostituire la fibbia), sento che in negozio le due prima-sconosciute-ora-alleate continuano.

"No, sa, prima dicevamo per scherzo, ma lei alla fin fine ci è passata davanti!"

"Se voi state dall'altra parte della strada ad aspettare che apra un negozio, perdete il posto!"
"Sì ma non è giusto. Comunque pazienza. Non avevo altro da fare, però ero in coda da un po'."

Finisco il lavoro, incasso i soldi, e con un sorriso sardonico mi rivolgo alle due:

"E ora a chi tocca?"

Purtroppo si erano definiti i ruoli. La prima doveva lasciare una pila. La seconda ritirarla.

Dico "purtroppo" perchè mi sarebbe piaciuto gustarmi una continuazione della litigata. Soprattutto fra i bambini dell'asilo, è gustosissima.