giovedì 24 dicembre 2020

24 Dicembre, chiuso

Sembra incredibile scrivere in tutta tranquillità un post oggi, 24 Dicembre, Vigilia di Natale, uno dei giorni più caldi dell'anno per le vendite.

Ma tant'è, immagino lo sappiate tutti: il 24 Dicembre i "negozi di articoli non essenziali" sono chiusi. Sono chiuso anche io.

E' un grande danno, anche se il danno maggiore l'hanno fatto con tutto l'ultimo decreto legge, del quale la maggior parte della gente non ha capito niente. Molte persone ieri erano convinte che oggi saremmo stati aperti, molte si mostravano stupite e si capiva che secondo loro un po' era anche colpa mia, se oggi avevo deciso di star chiuso. Molti altri hanno capito che già da Lunedì scorso non si poteva più fare shopping. Tantissimi altri sono partiti nel weekend precedente per andare alle case di villeggiatura, o per tornare dai parenti in altre ragioni.

Tutto questo per dire: il 24 chiuso è un bel pugno in faccia. Ma l'intera settimana di Natale è stata una merda. Le vendite, di botto, sono finite proprio nel momento in cui avrei dovuto vendere di più e iniziare a mettere via i soldi per i mesi magri di Gennaio e Febbraio, comprese le tasse in arrivo. Il negozio, lo dico per i populisti o gli invidiosi, ha sempre costi di gestione notevoli, non è che quello che incasso me lo metto in tasca e divento automaticamente ricco. Con gli incassi di questi ultimi tre giorni, per dire, copro solamente il costo di uno dei miei fornitori (il maggiore, ok) per il mese di Dicembre.

Fortunatamente, non avevo comprato niente "di scorta" per Natale, le spese dei fornitori per Gennaio e Febbraio sono ridicolmente basse. Ora, per "guadagnare", bisogna stare attenti a comprare poco, in pratica. Si punta a non perdere, più che a guadagnare - non è una grande base, per fare commercio...

Ma in questi mesi, ho capito che solo di "cambio batterie" non riesco a campare. Era un esperimento che andava fatto, ma in sostanza non si può mettere insieme fatture ai fornitori, spese di gestione del negozio, mio stipendio e tasse, a botte di 5 euro a volta. Certo, ne cambio ancora 20-30 al giorno, ma non sono abbastanza per ideare un progetto "apro un micronegozio che cambia solo pile e cinturini e ci sto dentro con le spese".

Se non ho scritto in questi mesi, è perché non ho avuto un granchè da dire, non mi abbattono più i rincoglioniti che, a frotte, affollano ancora il mio negozio (entrando uno per volta, però, in modo che la tortura sia lenta e costante). Non trovo più ridicoli quelli che non capiscono il significato della parola "pila", non trovo niente di cui scrivere in maniera ironica. Coprire i costi del negozio mentre era chiuso, o anche mentre era aperto ma mezza italia era chiusa e la gente non voleva uscire, mi è costato circa il 25% del mio patrimonio personale. L'ho fatto, non so se potrò farlo anche l'anno prossimo.

No, non sto chiudendo il blog, nè il negozio! E' che oggi sono a casa, ed è uno dei pochi giorni dell'anno in cui preferirei essere al lavoro - perché lavoro per fare soldi.

PS: in effetti un bel caso cronico ieri verso le 18.45 mi è capitato, una cosa fra la tristezza e l'incazzatura, ne parlerò dopo Natale, magari in uno dei giorni in cui mi è concesso di stare aperto, ovvero il 28, 29, 30.

giovedì 22 ottobre 2020

Le feci nel cervello

Tizio, circa 65 anni, al polso orologio automatico piuttosto vecchio. Era già venuto a fine lockdown (fine Maggio), dicendomi che voleva far controllare l'orologio, dicendo che perde un minuto al giorno. Gli dico che, per gli automatici, è un ritardo ancora tollerabile, per quanto fastidioso. Rischierebbe di spendere dei bei soldi per poi magari averlo che ritarda 35 secondi al giorno. Accetta dubbioso, se ne va.

Torna oggi, dopo 5 mesi. 
Mi dice che in questi mesi ha sempre usato l'orologio, e perde mezz'ora. Mezz'ora al mese.
Istintivamente rimango colpito, mezz'ora è tanto. Ma poi subentra il lato razionale... mezz'ora al mese è un fottutissimo minuto al giorno. Ovvero, un ritardo tollerabile.

Il punto è che il tizio non ne vuole sapere, e mi dice:
"Avevo capito la sua spiegazione sul minuto di ritardo al giorno, ma io in questi mesi ho sincronizzato l'ora con il segnale orario il primo giorno del mese, e l'orologio continua ad accumulare ritardi, arriva a mezz'ora al mese, e mi causa problemi, perché non riesco a tenere il tempo giusto e perdo l'autobus, non riesco a capire bene l'ora..."
"Ma perché non regola l'orologio non dico ogni giorno, ma almeno una volta a settimana senza arrivare a mezz'ora in un mese?"
"Perché devo controllare di quanto ritarda. Solo che poi mi confondo e mi crea disagio."
"Sì, ma come le avevo detto mesi fa, un ritardo di un minuto al giorno è tollerabile, anche i Rolex accettano molto più ritardo. Sta a lei regolare l'ora, un paio di volte a settimana."
"Vorrei comunque metterlo a posto, visto che ritarda."

Riparazione rifiutata. Sforzandomi di trovare le parole più gentili per tagliare corto la conversazione e spedirlo fuori. 
Una riparazione del genere avrebbe solo voluto dire "mettersi nei guai con un cliente rompiscatole che preferisce perdere il bus e arrivare in ritardo, piuttosto che sistemare l'orario una fottutissima volta alla settimana". 

venerdì 9 ottobre 2020

Campionessa mondiale di pile

Questa è una cosa successa il terzo giorno di riapertura dopo il lockdown, a Maggio. Scusatemi il ritardo - scusatemi l'assenza in generale. 

 Viene una signora, con una enorme busta della spesa che appoggia sul banco. 
"Durante il lockdown, in famiglia abbiamo sistemato un po' i cassetti, vorremmo cambiare le pile a questi orologi." 
Li rovescia sul bancone come in un film, coprono quasi tutta la superficie disponibile. Sono 27 orologi. VENTI-SETTE. Variano dal Cartier allo Swatch, al modello così cinese che non ha nemmeno la marca, al subacqueo da 20 bar a cui fare anche l'impermeabilizzazione pressurizzata. 
Ventisette: mai avuti così tanti orologi in un colpo solo, per cambiare la pila. Una intera nottata di lavoro per chi cambia le pile, solo per questa cliente. Le chiedo tre giorni (anche se sicuramente il tecnico in una sera li avrebbe fatti, non lascia mai indietro niente). Nessun problema. 

Torna dopo quattro giorni, alla fine solo per 19 erano problemi di pila - è un dato fisiologico, perché su tanti orologi, ce ne saranno parecchi che non vanno. Quasi mai, quando si ripuliscono i cassetti, poi tutto quel che si trova funziona. Il resto non valeva molto la pena di essere riparato, e accetta il mio consiglio di "archiviarli" senza nemmeno fare un preventivo. Lei la prende bene. Cambia anche il cinturino a tre orologi. 
Alla fine, spende circa 170 euro. 
 Insomma è una storia a lieto fine, al punto che vorrei una campionessa mondiale di pile ogni settimana. Gentile, comprensiva, con una sola ricevuta faccio il lavoro di pile di una giornata, e alla fine ha anche i soldi per cambiare qualche cinturino. 

Tanto amore, per la campionessa mondiale di pile.

sabato 5 settembre 2020

Quando apre?

In Agosto, sono stato chiuso per ferie per 18 giorni. Sì, so che sono stato forzatamente chiuso per oltre due mesi, ma comunque 14 giorni lontano dalla mia casa, lontano da tutti e in riva al mare a basso costo, me li meritavo.
Per 4 giorni, dopo il mio ritorno, sono stato in città. In questi 4 giorni, mi hanno chiesto 7 volte "Quando apre?". Non potevo avvicinarmi al negozio per sistemare le vetrine, non potevo prendere un gelato in centro, non potevo andare al supermercato: l'intera città si aspettava la mia apertura, segnalata chiaramente sulla saracinesca.
Il top è stato mentre mi mangiavo un gelato in un giardino pubblico, seduto a pensare ai fatti miei: un anziano si avvicina, mi chiede quando apro, rispondo senza dare corda per conversazione, lui se ne va, ma non si allontana troppo. Poco dopo scopro che sta accompagnando la nipote al parco, e al momento di andar via mi indica e dice alla nipote, di circa 10 anni: "Vedi, fra due giorni andrò da quel signore, è il signore che si occupa delle pile".
Come se non fosse già deprimente, pochi minuti dopo arriva una anziana in bicicletta. Si ferma a distanza, mi guarda come se nel parchetto della sperduta cittadina ci fosse George Clooney a mangiare un gelato. Incontra delle amiche al parchetto (non scende mai dalla bici), parla con loro, SENZA MAI STACCARE GLI OCCHI DA ME. Nonostante la mascherina, io in realtà la riconosco: è una rompicoglioni di livelli stellari, una delle poche persone che tratto piuttosto male nella speranza che non torni più a tormentarmi con le sue sveglie con le pile scariche e lacrime e lagne quando dico che non funzionano più.

Vabbè, riassumendo: HO RIAPERTO MARTEDI' 1. Va bene?
La vecchia in bici è venuta mercoledì. Con una sveglia, ovviamente. Per fortuna funzionava, cambiando la pila.
Il vecchio è venuto Venerdì, io ovviamente non lo avevo riconosciuto, ma ci ha pensato lui, lanciandomi battute "se sono sempre al parchetto", se abito nella zona, e tante altre cose amichevoli. Contento lui...
Per il resto, per gli amanti dei numeri:

ho servito circa 60 persone al giorno.
abbiamo cambiato circa 35 pile al giorno.
ho venduto un paio di orologi al giorno.
In questa prima settimana di riapertura, ho fatto il 30% di incasso in più rispetto alla stessa settimana dell'anno scorso.

Avanti così, ora ho riaperto.
Cercherò anche di tenere più aggiornato il blog. Promesso?

mercoledì 1 luglio 2020

Ritorno alla normalità

In tanti cercano un "ritorno alla normalità" dopo questi mesi chiusi in casa, mesi senza lavoro e con mille problemi - anche legati alla salute.
Come avevo scritto prima della riapertura del negozio, ero preoccupato su come sarebbe stato questo "nuovo mondo", pieno di insidie e di code e di scarsi incassi.
Ecco, io ho impiegato solo 4-5 giorni per il ritorno alla routine quotidiana. Al netto del dover indossare la mascherina e sanificare il bancone di vendita, tutto il resto è esattamente uguale a prima. Cambio di viti. Perni. Sostituzioni fai da te. Pile. Cinturini aggiustati con le graffette, ai quali mi chiedono un passante. Pile. E' anche già passato il tizio a cui da anni sono costretto a cambiare il datario sull'orologio*. E' anche passato Rambo.
Direi che la mia vita proceda come prima, con in più la mascherina.
C'è un lato positivo, però. E non posso sottovalutarlo.
Anche le vendite, sono più o meno come prima, e anche gli incassi.
Anzi, a Giugno ho incassato 300 euro in più rispetto a Giugno 2019.
300 euro sono quasi irrilevanti, ma fanno segnare un aumento rispetto all'anno scorso, laddove per mesi e mesi e mesi (ma sto parlando forse di 20 mesi, eh) ogni volta il confronto mese-su-mese era negativo. A volte avevo fatto 300 euro in meno, a volte (un paio) 3000.
Tenendo conto dei tempi, è un traguardo quasi incredibile, e ne sono grato.
E' difficile gestire tutti i clienti, perché potendone entrare una per volta, si creano code e tensioni.
Ma ok, si va avanti anche questa volta.
Non credo parlerò ancora degli effetti del coronavirus, a meno che non siano effetti sulla psiche già debole dei miei clienti.

Andiamo avanti con il solito freakshow.


* nota: il post linkato del tizio che mi costringe a cambiare l'ora da solare a legale e a cambiargli la data quando serve, è un post del 2012. Nel 2012 dicevo che il tizio veniva da almeno 4 anni. Questo vuol dire che quel tizio viene da ALMENO DODICI ANNI per 8 volte all'anno, per questo servizio gratuito. Questo è il riassunto della mia intera vita lavorativa e di questo blog, e di perché si chiama "Clerks" e perché è nato.

venerdì 22 maggio 2020

Tre giorni di riapertura

Ecco, ho ri-aperto da tre giorni e sono ancora vivo.
Devo dirlo, sta andando meglio di quanto pensassi. Indossare la mascherina è un fastidio enorme, i guanti pure, e il lavoro è incessante. Però in questi giorni i clienti sono stati rispettosi delle regole, non ho visto risse per il posto in fila, tutti hanno la mascherina, la metà ha anche i guanti. Mi sta bene.
L'unico problema, al momento, è che TROPPA gente si perde in TROPPE parole. Già non lo sopportavo prima, adesso che mentre esplorano la loro ridondanza mentre vedo la gente fuori in fila, mi sento esplodere. Devo lavorare sulla calma e sul fregarmene della fila, anche se qualcuno l'ho visto andar via, lasciando il posto in fila.
Il primo giorno andava tutto bene, fino alla prima criticità: il cambio di un cinturino. Ecco, la cliente ha preso il suo lungo tempo per scegliere, poi non era una cosa velocissima da cambiare, è stata qui 12 minuti, e fuori si è creata una bella coda. Ulteriore problema, la cliente dopo doveva cambiare il cinturino! Lì sono un po' impazzito, ma alla fine me la sono cavata.

Riapertura, le statistiche


1 giorno - 54 clienti (41 la mattina!), 37 pile, 1 orologio venduto, 12 scontrini

2 giorno - 58 clienti, 49 pile, 1 orologio venduto, 34 scontrini
(la statistica delle pile è balzata avanti grazie ad una signora che denominerò "campionessa mondiale di pile", di cui parlerò nel prossimo post)

3 giorno - 52 clienti, 38 pile, 1 orologio venduto, 34 scontrini

Fra quelli che non hanno lasciato o ritirato pile, alcuni casi interessanti:

2 orologio radiocontrollati a cui non si è aggiornata l'ora.
3 Casio a cui sistemare ora
In effetti, TANTI orologi a cui sistemare l'ora legale, compreso ovviamente quel matto che viene cambiare ora e data ogni due mesi.
Nota 1: l'ora solare è scattata due mesi fa. Sta gente era in giro da due mesi con l'ora sbagliata, pur di non tirar fuori una corona e girare le lancette.
Nota 2: il matto di cui sopra viene da OTTO ANNI, a farsi girare la corona per cambiare l'ora.

Il primo giorno, poi, registro tantissime troiate da incasso vicino allo zero - "perchè il mio orologio caduto nell'acqua non funziona più?" "ho provato ad accorciare il cinturino e ho rotto tutto" "nooo questo preventivo è troppo alto" e via così.

Bomber del rientro

Tizio che si presenta con mascherina, occhiali da sole, cappellino. Avesse voluto fare una rapina sarebbe stato perfetto.
Tra l'altro è un tizio che conosco, ma non lo avevo affatto riconosciuto.

Rincoglionita del rientro


"Oh ma buongiorno, siete di nuovo aperti! Ero preoccupata, ho chiamato tantissime volte ma non rispondeva nessuno"
"E' il numero di un negozio, se il negozio è chiuso non risponde nessuno"
"Lo so, ma sono anche passata davanti molte volte ed era sempre chiuso, temevo si fosse ammalato"
(toccandomi le palle)
"Signora, ma si era accorta che anche gli altri negozi in tutta la città erano chiusi, per legge?"
"Sì, ma voi eravate sempre chiusi"

Vabbè buonanotte.

lunedì 18 maggio 2020

Notte prima della riapertura

Ci siamo, domani si riapre il negozio, dopo oltre due mesi di stop completo (due mesi con incasso zero e i fornitori da pagare). Non ho voglia di riaprire. Sono preoccupato. Prevedo un casino indescrivibile. Sì, sento di essere vittima della "sindrome della capanna". Non è stato facile stare a casa questi mesi, ma ora che mi ci sono abituato, uscire per lavorare mi rende nervoso. Ma va fatto, e lo farò.

Avevo in mente di scrivere tante cose in questo post, cose negative perché "conosco i miei clienti". Volevo sfogarmi.
Probabilmente la 75enne che al mercato cittadino, aperto solo per alimentari e con due zone distinte di entrata e uscita, che settimana scorsa ha fatto intervenire i carabinieri perché lei AVEVA IL DIRITTO di uscire dall'entrata "perché è più comoda", è una mia cliente.
Almeno due miei clienti sono morti per coronavirus. Erano persone sgradevoli, a dirla tutta, però fa impressione a pensarci. Li ho riconosciuti dal cognome particolare, chissà se altri me li sono mancati.
Insomma, volevo sfogarmi, perché onestamente penso la mia vita lavorativa diventerà un nuovo girone dell'inferno, con code fuori dal negozio (si entra uno per volta! io spesso servivo due persone insieme, a volte anche tre), discussioni infinite, generale senso di insicurezza.
Avrei voluto andare nel dettaglio delle mie paure.

Ma adesso che sono davanti allo schermo a scrivere, a meno di 10 ore dalla riapertura, la mente si è bloccata. Non ho voglia di scrivere solo di cose negative.
In realtà, non riesco nemmeno a trovarne di positive, in questa riapertura. Forse la cosa positiva è che, non facendo acquisti di nuovi orologi per i prossimi 3 mesi (non posso permettermelo, pazienza se non avrò i nuovi modelli fino a Settembre), potrò testare un diverso approccio economico, basato solo sul servizio che la gente vuole da me: pile e cinturini. Io continuo a dire che di quelli non si può campare, soprattutto perché per lo Stato io invece dovrei continuare a vendere dozzine di orologi ogni mese, e mi chiederà le tasse di conseguenza.
Ho pensato ad un servizio di "home delivery" degli orologi con le pile cambiate, ma dopotutto quando bene ho consegnato 4-5 orologi in un'ora, per un gran totale di tipo 25-30 euro, a cosa è servito, tenendo il negozio chiuso? Mi sarebbe piaciuto lanciarmi nella moda della consegna a casa, ma non credo sia un genere merceologico per il quale possa servire.
Ecco sì, ci provo ma non sprizzo ottimismo.

Vorrei aderire al motto "andrà tutto bene". Vorrei.
Non riesco.

A presto... spero.

giovedì 7 maggio 2020

-12 alla riapertura

Finalmente sono potuto uscire di casa per un giro nel quartiere.

Prequel: il mio condominio ha un giardino grosso (ma veramente grosso!), quindi spesso in queste settimane sono sceso per un giro da semi-recluso, o per leggere sdraiato sull'erba. Settimana scorsa, una condomina mi chiede quando riapro il negozio, che deve cambiare il cinturino e i due orologi di sua mamma sono scarichi.
Sempre settimana scorsa, di ritorno dal supermercato, nel garage una condomina mi racconta che deve cambiare la pila.

BENE.

Torniamo a ieri. Vado dal panettiere, uno sconosciuto mi blocca:
"Scusa! Scusa! Sei aperto?"
"Se sono qui alle 11.40 del mattino, no, purtroppo non sono aperto."
"Devo portare delle pile"
"Riapro il 19, grazie"

Volevo scrivere questo post ieri. Poi mi sono attardato, e stamattina, mentre facevo quattro passi, ore 10.15.
"Buongiorno, signor xxx! Ho in borsa un orologio di mia mamma per cambiare la pila, glielo posso lasciare?"
"Mi spiace, il negozio è chiuso, non posso lavorarci su"
"Ah, pensavo che apriste a orari strani diversi dal solito"
"Riapro il 19, ci vedremo quel giorno"

Ora, lo so che in molti non capiranno o non empatizzeranno con il senso di questo post.
La recessione è alle porte. In molti hanno perso il lavoro. Io per ora in questi mesi, oltre ai mancati incassi e a non avere ricevuto nessuno stipendio, ci ho perso circa 5.000 euro che non torneranno mai nelle mie tasche, ma il lavoro rimane mio, sì posso riaprire e tornare al lavoro. In tanti penseranno "beato chi ha lavoro". Sì, dei soldi entreranno nelle mie tasche, sono grato che ci siano delle persone che vogliono venire da me per un servizio che offro. Ma la mia vita sta per diventare un inferno. Se la giudicavo un inferno lavorativo prima, ora sta per diventare peggio.

Non sono per niente sereno, sulla riapertura con regole ancora per nulla chiare, con il virus ancora in giro, con la voglia di spendere probabilmente azzerata, con la necessità di far capire alla gggente che dovrà rispettare le regole nel mio negozio.

Se leggete questo blog da tempo, avrete ben presente del tipo di umanità che c'è in giro.
Se non lo leggete da tempo (o se non lavorate a contatto con il pubblico), "non potete capire" e lascerete un commento caustico. Perché sognare una vita migliore è un delitto, chiaramente, per uno che "almeno sta facendo dei soldi".

PS: MA POI, COME FANNO A RICONOSCERMI MENTRE HO SU LA MASCHERINA CHE MI COPRE META' FACCIA? Io non riconosco nessuno già normalmente, figuriamoci ora con le mascherine!

martedì 14 aprile 2020

Scrivere qualcosa da casa

Scusatemi l'assenza - come sempre, il tempo vola, e la voglia di scrivere è molto calata, di questi tempi. Principalmente non so di cosa scrivere. Ma mi rendo conto di avere un "impegno" con chi passa da questa pagina, soprattutto se nel mio ultimo post si semi-scherzava sul coronavirus e indicava un mio possibile contagio di tubercolosi...
No, non ho la tubercolosi, e non ho flirtato in nessun modo con il Covid-19. Va detto che se il vecchio tubercolotico che mi tossì in faccia a Dicembre, l'avesse fatto a inizio Marzo, probabilmente per lui sarebbe finita molto male, ma non è tempo per i rancori.

Che tempo è, in effetti? Non so, lo vedo come tempo sospeso e sprecato. Sono a casa da oltre un mese, non sto combinando niente. Ho perso un mese di stipendio e ho dovuto pagare con i miei soldi (che, sì, sono diversi da quelli "del negozio", che stanno a zero) i fornitori, cosa che dovrò fare anche in Aprile. Che divertimento - anche se riaprissi a Maggio/Giugno, penso che qualsiasi mio stipendio fino alla fine dell'anno sarà azzerato dai soldi che ci ho rimesso in questo periodo.

Non è che ci sia molto da fare. Ho pensato a servizi come "lascia nella cassetta della posta l'orologio per cambiare la pila, te la portiamo a casa", ma innanzi tutto non sarei autorizzato a circolare, e poi viviamo in un mondo in cui ci vorrebbe niente ad aprire contestazioni: gente che lascia l'orologio con vetro scheggiato che poi ti dice che il vetro era perfetto, gente che dice di aver consegnato un Cartier anzichè un Lorenz, Rolex falsi... è impossibile un servizio del genere, senza vedere cosa mi viene consegnato. Non crediate che ora sono tutti più buoni e comprensivi.

Poi, pensiamo al futuro. Al futuro delle pile, principalmente. Non credo che si venderanno orologi per un bel po' di tempo (e purtroppo per le ditte, non ne potrò nemmeno comprare di nuovi, almeno fino a Settembre), mentre è probabile che "camperò" di pile. Ma come cambiarle? Con i guanti in lattice è spesso un casino (ci abbiamo provato varie volte, io e il tecnico delle pile). Spesso l'orologio viene tolto bello fragrante da un polso sudato e consegnato. Tossire nell'incavo del gomito, vuol dire tossire vicinissimo all'orologio. Come posso proteggermi? Tra l'altro il tecnico ha 63 anni - categoria abbastanza a rischio. Forse il suo posto di lavoro principale (per me lavora -a cottimo- la sera) è in pericolo, visto che il negozio per cui lavora potrebbe non riaprire. Ma il tecnico tutto il giorno presente nel mio negozio, lo dico sempre, non potevo permettermelo prima, figuriamoci ora.
Quando riaprirò, prevedo che il primo giorno, diciamo la prima settimana, vedrò almeno 50 orologi per pile al giorno. Ma anche di più. La fila fuori dal negozio, per consentire l'ingresso ad una persona per volta, dove arriverà? Sarò il negozio più invidiato della città?
E i miei clienti vecchi avranno imparato qualcosa da questa vicenda? Tipo l'educazione? L'avere meno fretta?

Insomma, io vorrei riaprire, perchè vorrei fare soldi. Ma so che quando riaprirò, sarà un nuovo inferno.
Non è che io sia esattamente serenissimo, cerco di non pensarci, in queste giornate che scorrono tutte uguali.

venerdì 31 gennaio 2020

Coronavirus in salsa nostrana

Questa storia è accaduta a Dicembre. Non ne avevo scritto perchè ero impegnato, e perchè mi vergognavo delle bestemmie che avevo tirato all'epoca, e di quelle che mi venivano in mente solo a pensarci. Visti gli accadimenti di questi giorni, penso che sia "perfetta". E almeno ho avuto il tempo di confermare di non essere morto.

Tizio sui 70 anni, gli sto chiedendo il nome per scriverlo sulla ricevuta. Apre la bocca per dirmelo, ma prima mi tossisce in faccia, ci divide solo il bancone di vendita, cadono gocce di saliva ovunque sul bancone e sulle mie mani (in faccia non so, non le sento).

Mentre il cervello elabora la frase "Puttana eva che maleducato", lui pronuncia la frase: "Mi scusi, avviso che ho avuto la tubercolosi ma ormai dovrebbe essere in recesso."

MA.
CHE.
CAZZO.

Io non so veramente cosa dire, oltre a questo. A scrivere queste righe, se qualcuno si sente offeso dalle invocazioni sacre, sappia che mi sono auto censurato, e poi mi sono censurato ancora un po'.
Diciamo che mi sono giocato tutte le mie carte e non posso nemmeno pregare il Signore per evitare l'eventuale contagio.

Al cliente non ho detto niente, che cazzo gli vuoi dire ad un idiota così.

Nota: a scrivere la storia, esattamente com'è avvenuta, sembra una storia falsa. Sembra ancora incredibile anche a me. Eppure è successa. E se non ci credete, vuol dire che non lavorate a contatto con il pubblico.

martedì 21 gennaio 2020

La perquisizione

Tizio, sui 70 anni, viene a ritirare un orologio a cui ho cambiato la pila.

Lo tira fuori dalla busta, lo appoggia sul bancone, poi mi paga. Mentre faccio lo scontrino, immagino che indossi l'orologio, lasciando la busta vuota sul bancone.
Gli dò il resto, e lui dice: "Aspetti! Ma dove ho messo l'orologio?"

Gli dico che forse l'ha messo al polso, o in tasca. Al polso non c'è.
Ha un giaccone con circa 350 tasche enormi. Inizia a frugare, ma non lo trova.
Poi: "scusi, potrebbe cercarmi lei in tasca? io ho poca sensibilità nelle dita, magari è in tasca ma non lo sento"

E fu così che mi posizionai alle spalle del soggetto, e prima di trovare l'orologio, le mie mani toccarono un po' di banconote, un fazzoletto umido, delle carte di caramella e altre cose che non voglio nemmeno immaginare cosa fossero.

Tutto, per il servizio al cliente. Ma proprio tutto.