Tizio, circa 65 anni, al polso orologio automatico piuttosto vecchio. Era già venuto a fine lockdown (fine Maggio), dicendomi che voleva far controllare l'orologio, dicendo che perde un minuto al giorno. Gli dico che, per gli automatici, è un ritardo ancora tollerabile, per quanto fastidioso. Rischierebbe di spendere dei bei soldi per poi magari averlo che ritarda 35 secondi al giorno. Accetta dubbioso, se ne va.
Torna oggi, dopo 5 mesi.
Mi dice che in questi mesi ha sempre usato l'orologio, e perde mezz'ora. Mezz'ora al mese.
Istintivamente rimango colpito, mezz'ora è tanto. Ma poi subentra il lato razionale... mezz'ora al mese è un fottutissimo minuto al giorno. Ovvero, un ritardo tollerabile.
Il punto è che il tizio non ne vuole sapere, e mi dice:
"Avevo capito la sua spiegazione sul minuto di ritardo al giorno, ma io in questi mesi ho sincronizzato l'ora con il segnale orario il primo giorno del mese, e l'orologio continua ad accumulare ritardi, arriva a mezz'ora al mese, e mi causa problemi, perché non riesco a tenere il tempo giusto e perdo l'autobus, non riesco a capire bene l'ora..."
"Ma perché non regola l'orologio non dico ogni giorno, ma almeno una volta a settimana senza arrivare a mezz'ora in un mese?"
"Perché devo controllare di quanto ritarda. Solo che poi mi confondo e mi crea disagio."
"Sì, ma come le avevo detto mesi fa, un ritardo di un minuto al giorno è tollerabile, anche i Rolex accettano molto più ritardo. Sta a lei regolare l'ora, un paio di volte a settimana."
"Vorrei comunque metterlo a posto, visto che ritarda."
Riparazione rifiutata. Sforzandomi di trovare le parole più gentili per tagliare corto la conversazione e spedirlo fuori.
Una riparazione del genere avrebbe solo voluto dire "mettersi nei guai con un cliente rompiscatole che preferisce perdere il bus e arrivare in ritardo, piuttosto che sistemare l'orario una fottutissima volta alla settimana".