giovedì 22 ottobre 2020

Le feci nel cervello

Tizio, circa 65 anni, al polso orologio automatico piuttosto vecchio. Era già venuto a fine lockdown (fine Maggio), dicendomi che voleva far controllare l'orologio, dicendo che perde un minuto al giorno. Gli dico che, per gli automatici, è un ritardo ancora tollerabile, per quanto fastidioso. Rischierebbe di spendere dei bei soldi per poi magari averlo che ritarda 35 secondi al giorno. Accetta dubbioso, se ne va.

Torna oggi, dopo 5 mesi. 
Mi dice che in questi mesi ha sempre usato l'orologio, e perde mezz'ora. Mezz'ora al mese.
Istintivamente rimango colpito, mezz'ora è tanto. Ma poi subentra il lato razionale... mezz'ora al mese è un fottutissimo minuto al giorno. Ovvero, un ritardo tollerabile.

Il punto è che il tizio non ne vuole sapere, e mi dice:
"Avevo capito la sua spiegazione sul minuto di ritardo al giorno, ma io in questi mesi ho sincronizzato l'ora con il segnale orario il primo giorno del mese, e l'orologio continua ad accumulare ritardi, arriva a mezz'ora al mese, e mi causa problemi, perché non riesco a tenere il tempo giusto e perdo l'autobus, non riesco a capire bene l'ora..."
"Ma perché non regola l'orologio non dico ogni giorno, ma almeno una volta a settimana senza arrivare a mezz'ora in un mese?"
"Perché devo controllare di quanto ritarda. Solo che poi mi confondo e mi crea disagio."
"Sì, ma come le avevo detto mesi fa, un ritardo di un minuto al giorno è tollerabile, anche i Rolex accettano molto più ritardo. Sta a lei regolare l'ora, un paio di volte a settimana."
"Vorrei comunque metterlo a posto, visto che ritarda."

Riparazione rifiutata. Sforzandomi di trovare le parole più gentili per tagliare corto la conversazione e spedirlo fuori. 
Una riparazione del genere avrebbe solo voluto dire "mettersi nei guai con un cliente rompiscatole che preferisce perdere il bus e arrivare in ritardo, piuttosto che sistemare l'orario una fottutissima volta alla settimana". 

venerdì 9 ottobre 2020

Campionessa mondiale di pile

Questa è una cosa successa il terzo giorno di riapertura dopo il lockdown, a Maggio. Scusatemi il ritardo - scusatemi l'assenza in generale. 

 Viene una signora, con una enorme busta della spesa che appoggia sul banco. 
"Durante il lockdown, in famiglia abbiamo sistemato un po' i cassetti, vorremmo cambiare le pile a questi orologi." 
Li rovescia sul bancone come in un film, coprono quasi tutta la superficie disponibile. Sono 27 orologi. VENTI-SETTE. Variano dal Cartier allo Swatch, al modello così cinese che non ha nemmeno la marca, al subacqueo da 20 bar a cui fare anche l'impermeabilizzazione pressurizzata. 
Ventisette: mai avuti così tanti orologi in un colpo solo, per cambiare la pila. Una intera nottata di lavoro per chi cambia le pile, solo per questa cliente. Le chiedo tre giorni (anche se sicuramente il tecnico in una sera li avrebbe fatti, non lascia mai indietro niente). Nessun problema. 

Torna dopo quattro giorni, alla fine solo per 19 erano problemi di pila - è un dato fisiologico, perché su tanti orologi, ce ne saranno parecchi che non vanno. Quasi mai, quando si ripuliscono i cassetti, poi tutto quel che si trova funziona. Il resto non valeva molto la pena di essere riparato, e accetta il mio consiglio di "archiviarli" senza nemmeno fare un preventivo. Lei la prende bene. Cambia anche il cinturino a tre orologi. 
Alla fine, spende circa 170 euro. 
 Insomma è una storia a lieto fine, al punto che vorrei una campionessa mondiale di pile ogni settimana. Gentile, comprensiva, con una sola ricevuta faccio il lavoro di pile di una giornata, e alla fine ha anche i soldi per cambiare qualche cinturino. 

Tanto amore, per la campionessa mondiale di pile.