martedì 29 dicembre 2015

24 Dicembre

Oggi sono tornato al lavoro (fino al 31) con zero entusiasmo dopo le vendite natalizie, ma come ultimo post dell'anno (salvo casi clinici eclatanti), volevo fare una domanda a chi legge, su una cosa che ho notato quest'anno.

Il 24 Dicembre ovviamente è dedicato - dalle persone normali - agli acquisti dell'ultimo minuto, lo shopping a casaccio, oppure a starsene a casa a preparare il cenone o ancora a starsene a casa a farsi i fatti propri (io non so bene cosa si faccia, sono 15 anni che il 24 Dicembre lo passo lavorando).
In ogni caso, quel che non mi aspetto è che il 24 Dicembre una marea di gente sia in giro a pensare a riparazioni più assurde.

Oltre alle consuete pile (son riuscito comunque a prenderne una quindicina, anche se venivano pronte oggi 29 Dicembre), la cosa infatti sconvolgente è che ho servito parecchie persone che portavano le riparazioni o le cazzate più improbabili, e si stupivano se non le potevo fare subito.

La pendola da riparare.
L'orologio ta tavolo con cornice in argento a cui si era rotto il vetro.
L'orologio che aveva perso la corona.
Il cinturino che aveva perso i passanti ma non voleva comprare un cinturino nuovo e mi chiedeva se potevo cucirgli il passante rotto.
Il vetro prismatico rotto di un chronotech.
Un cucù. UN CUCU'!

Non è che abbiano fatto storie quando ho detto che dovevano lasciarmi le cose per ripararle, non insistevano per farle subito (anche se un po' rimanevano stupiti), insomma non erano rompipalle tradizionali, ma io son rimato stupito per la loro calma nel giorno prima di Natale.
A me non verrebbe mai in mente di prendere su una pendola e portarla a riparare il 24 Dicembre - sia perchè appunto avrei di meglio a cui pensare, sia perchè penserei che al negoziante non fregherà niente di accogliere la mia riparazione, mentre è impegnato con le vendite last-minute. E in generale, portando una riparazione all'inizio delle vacanze di Natale/Capodanno, si sa in partenza che si dovranno attendere almeno una quindicina di giorni prima di avere un preventivo.

Cos'è, consumismo spinto o stupidità?
Magari voi lo fate/fareste, non so... io sono rimasto un po' stupito, non so se riesco a esprimerlo correttamente con questo post.

Buon Anno a tutti, nel frattempo!

27 commenti:

  1. Caro P.: apro una parente e mi permetto una critica sommessa. Spero non te ne avrai a male, e comunque se ne può sempre discutere.
    Tutto quel che hai dovuto soffrire in questi anni deriva a mio parere da un vizio di fondo, un peccato originale, a quel che mi è sembrato di capire leggendo centinaia dei tuoi spassosi interventi. Tale vulnus chiamiamolo così è anche la causa del tuo distacco, non so se posso definirlo in questo modo, dal mondo della meccanica applicata all’orologeria, distacco che a me sembra ti faccia preferire, non solo per ragioni economiche, l’aspetto della vendita a quello della riparazione.
    Tu, caro P., non sei un orologiaio ma un “orologiere”, termine inventato da me, cioè uno di quegli operatori che vendono orologi ma che non li riparano, appoggiandosi per fare ciò a professionisti esterni.
    Un peccato in fondo, giacché la professione dell’orologiaio è unanimemente considerata, non soltanto dagli orologiai, una sorta di forma d’arte, di quella tecnica dell’arte che ha sempre fatto dell’orologio un oggetto ambito e speciale. Mi dirai che per mettere le mani sugli orologi è necessario prima frequentare la scuola preposta: non è vero, moltissimi orologiai sono autodidatti. Mi dirai che non avresti tempo: il tempo lo impiegheresti per il bene della tua attività, quindi non sarebbe tempo sprecato. Mi dirai che comunque, essendo solo in negozio, non potresti ad esempio cambiare le pile al momento, quand’anche acquisissi le competenze necessarie per eseguire questo tipo di operazione. Il mio amico S., orologiaio, è solo come un cane in negozio (a parte quando vado a trovarlo io) da venticinque anni, e cambia le pile sull'istante senza alcun problema. Certo è veloce e sa quello che fa, ma ripeto, è questione di iniziare.
    S., il maestro, è autodidatta: per inciso, ciò non vuol dire che non ha studiato, ma lo ha fatto per conto proprio. Ed è diventato un maestro ripeto. Mi dirai allora che per la professione dell'orologiaio ci vuole essenzialmente devozione verso l’oggetto orologio. Ecco, questo semmai è il punto.
    Perdonami il pistolotto, ma da cribbio, ogni volta che leggo che non hai tempo di fare un’operazione piuttosto semplice come quella di cambiare una pila, a me studioso e amante della tecnica orologiaia e della storia orologiera, e orologiaio mancato (sono un colletto bianco, non mi lamento ma potessi tornare indietro…) mi viene una fitta al piloro del duodeno. Ovunque si trovi.
    La pendola da riparare, il cucù, il foro al cinturino, ecc. sono per un orologiaio il pane quotidiano. Che giungano sul bancone il 29, il 30, il 31 Dicembre o il 1° di Gennaio poco importa. E’ il motivo per cui il maestro S. è al mondo, vuoi se ne lamenti? Ringrazierà al contrario il vecchietto che gironzola, o l’impiegato (come me) in ferie che ne approfitta per portare, finalmente, la pendola a riparare.
    Perdona ancora la paternale, ma realmente soffro ogni volta che sento nelle tue parole una, non dico ostilità, ma indifferenza forse sì verso l’unica parte che a mio avviso davvero qualifica un negozio di orologeria, cioè quella tecnica che per quanto possa sembrarti ridicolo, trova la sua ragione d'essere anche nella semplice operazione di allungare o accorciare un bracciale o di praticare dei fori in un cinturino.
    Chiudo la parente.

    Alberto.

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    1. Forse perché molti preferiscono "lavorare per vivere" e non "vivere per lavorare"...Hai la fortuna di avere un'attività già avviata e la sfrutti, riservando la "Passione" per altre cose davvero importanti.

      Insomma, non lo prescrive il dottore che il lavoro deve essere "Passione e Missione"...anzi.

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    2. Alberto, dici di leggere da tempo il blog, ma mi pare ti siano sfuggite un paio di cose fondamentali: 1 - io odio la gente, e odio dover lavorare a contatto con la gente. Vedo tanta di quella stupidità e maleducazione da bastarmi tre vite. 2 - Non ho scelto io questo lavoro. Spiegherò proprio nel mio prossimo post come è successo di stare qui. 3 - Il mio lavoro è "commesso (e proprietario) di negozio di orologi", non orologiaio. Solo che non è comodissimo intitolare così in blog. 4 - Come spiegato nelle "pile FAQ", se mi va bene (ovvero se c'è poca gente) io ogni singolo giorno servo 50 persone. Non c'è tempo fisico per cambiare pile e servire tutta sta gente. Nel mondo dei desideri il tempo c'è, nel mondo reale no.

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    3. Capisco Paolo. Anche io detesto il contatto con il pubblico e quindi ti capisco sin troppo bene. So che non ti sei scelto il lavoro poiché avevo letto la cosa in uno dei tuoi tanti post. Permettimi però di correggere una tua affermazione: il lavoro è quello che ci tocca fino ad un certo punto. Magari non si può tanto scegliere (guarda me) ma un certo margine di manovra c'è sempre. Il tuo lavoro te lo scegli in parte tu, e se domani decidi che il tuo lavoro è anche quello di aprire i fondelli e cambiare le batterie, il tuo lavoro si arricchirà di conseguenza. Non decidi, per mille ragioni, e va benissimo. Ma converrai con me che uno può pure ereditare la panetteria di famiglia, e ritrovarsi panettiere obtorto collo; tuttavia se decide che il forno lo utilizzerà anche per fare le torte, dal giorno dopo diventa panettiere e pasticciere. E nessuno può impedirglielo.

      Alberto.

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    4. Rimane il problema del tempo. Se il fornaio deve fare 100 panini all'ora e il forno ne può sfornare 95 all'ora, è improbabile che possa infornarci anche le torte.
      Al di là della capacitò tecnica, è un problema di tempo. Il mio negozio è molto, molto, molto diverso dall'orologeria normale che hai in mente tu. Non so come sia successo, non so se sia un merito o una maledizione, ma da me entrano 50 persone al giorno almeno. Chiedi ad altri orologiai quante persone vedono in un giorno.

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    5. Può anche darsi che tutta questa massa di persone dipenda un po’ dal caso peculiare (non so, magari con il tuo negozio copri una zona piuttosto vasta, nell’ambito della quale non ci sono altri negozi di orologi), sia a parer mio al ruolo che ti sei scelto, o che ti sei ritrovato a scegliere.
      Il ruolo del commesso intendo dire. Perché il tuo lavoro è quello. Non esiste il lavoro del proprietario. Uno che fa il proprietario terriero, campa di rendita grazie al lavoro dei fittavoli e dei mezzadri. Quindi non lavora. Mentre il proprietario del fondo agricolo che si spezza la schiena sui campi, fa il contadino e il suo lavoro è quello. Se è proprietario di molti terreni, lavorerà per amministrarli, diciamo così, e allora il suo lavoro sarà quello dell’amministratore. Oppure si occuperà, avendo un’intera azienda agricola, degli aspetti commerciali, di promozione e distribuzione dei prodotti, ecc.
      Quindi tu, possedendo un solo piccolo terreno, finiresti sotto i ponti se non vi fosse l’altro te stesso che fa il commesso: l’attività lavorativa consiste per buona parte in quello.
      Gli altri orologiai che conosco io, e sono parecc…
      A proposito, mi pare che ci tieni alla qualifica di orologiaio. Scrivi con una certa nonchalance: “Gli altri orologiai…” come se tu fossi incluso nella categoria. Questo è interessante. Non scrivi: “Gli altri commessi…”.
      Tornando agli “altri” orologiai, in effetti non ne conosco nessuno che si veda arrivare 50 persone al giorno in negozio. Ma sono orologiai. E che cavo di differenza c’è? Mi dirai.
      Eh be’, ce n’è parecchia. La gente si pone in maniera diversa davanti ad un orologiaio, col camice e la lente appena tolta dall’occhio, che alza lo sguardo dal banchetto. La parola dell’orologiaio è sacra, o quasi. Se il medico ti dice che devi tornare, perché non è possibile risolvere la malattia in una sola visita, tu cosa rispondi: “ Me la risolva subito o vado da un altro medico”?
      Penso che tu mi abbia capito. L’orologiaio che si rigira tra le mani l’orologio, lo riconosce per un tipo specifico di orologio, ne indica il movimento senza aprirlo, è un medico in piena attività. Signora, me lo dovrebbe lasciare, così gli do anche una pulita, magari c’è un po’ di ossido sulla brida, controllo la guarnizione del fondello, faccio con calma, a lei non le costa di più, però la cosa vien fatta bene. Questo poi monta un calibro particolarmente delicato, una controllata non gli fa male. Fine della discussione, l’orologiaio ha sentenziato.
      La gente, ripeto, si pone in maniera diversa davanti ad un orologiaio. Non va a rompergli le balle per qualsiasi cosa, per quello ci sono i commessi delle orologerie che non hanno altro da fare.
      Ed anche se lo fa, se va a rompergli le balle per qualunque motivo, l’atteggiamento è comunque diverso. Sei dal medico insomma, si sa che bisogna aspettare.

      .../...

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    6. Più sotto scrivi : “Tanta gente si licenzia e poi usa la liquidazione per aprire negozi improbabili”.
      Mi sembra un’affermazione un po’ avventata. Più che altro c’è tanta gente che viene lasciata a casa ed è costretta, magari non più giovanissima, a sbarcare il lunario reinventandosi in qualche modo, anche aprendo un’attività commerciale. Inoltre sarei molto cauto ad includere la professione di orologiaio tra quelle “improbabili”. Nella mia città, 170.000 abitanti, conosco tutti gli orologiai in attività. Fammi fare il conto…sono…un attimo che vado a memoria….bah…almeno dieci. L’età varia dai 30 anni in su. Non ne conosco uno che abbia chiuso per la crisi. Conosco invece molti orologiai, anzi tutti quelli che conosco e che sono andati in pensione, hanno continuato con profitto la loro attività in diversamente bianco, anche dopo la pensione.

      Nei tuoi post, i molti che ho letto in questi anni, spesso ti piace citare il film Clercks di Kevin Smith. Un film in effetti stupendo, che mi permetto di consigliare a tutti coloro che mi stanno leggendo.
      Mi è sembrato però di capire che di quel film ti abbia colpito in particolar modo la figura del tipico cliente così come la società consumistica lo ha partorito. Però in quel film i clienti non sono altro che delle comparse, divertenti fin che vuoi, ma null’altro che scenografia. I protagonisti sono invece i commessi stessi, nella parte di giovani incastrati in una vita che non si sono sceltiù: persino lo spacciatore fuori dal negozio, che sta tutto il giorno appoggiato al muro, sembra essere una vittima delle circostanze. Ma sono realmente vittime? Il protagonista alla fine del film…be’, non raccontiamola la fine del film…è vittima delle circostanze o di sé stesso? E quell’altro che lavora nella videoteca? Qual è la caratteristica di entrambi, in misura più o meno accentuata? Nessuno dei due trova occasione di migliorarsi tramite il lavoro che le circostanze hanno imposto, giacchè pensa che non vi sia margine di miglioramento. Questa a parer mio è la vera punizione a cui si condannano, con il loro atteggiamento.
      Io di solito sono sempre allegro, come avrai potuto notare, non so perchè ma tu mi ispiri i pistolotti, che ti giuro non sono tanto nelle mie corde.

      Alberto.

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    7. "non so perchè ma tu mi ispiri i pistolotti"

      che culo che abbiamo.

      Voglio dire, sei un tipo allegro e che non ama i pistolotti ma per una serie incomprensibile di motivi da qualche post a questa parte si trovano muri di testo con le tue diarree verbali che fanno ridere solo te.
      Che fine ha fatto il dono della sintesi?

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    9. Alberto, ti fissi troppo sulla terminologia e non sul problema in generale. Non voglio mancare di rispetto a nessun orologiaio chiamando me stesso "orologiaio", ma io uso il termine solo per dire "lavoro in un negozio che vende orologi, altresì noto come orologeria". Quando uno mi chiede che lavoro faccio, dico "lavoro in un negozio di orologi". Scrivo qui orologiaio perchè è la forma più breve per far capire dove lavoro, e ok, accetto la critica che uso il termine in maniera inappropriata. Però se parlo di "colleghi", intendo dire "persone che hanno una attività in proprio come orologeria". Quindi orologiai. Poco conta se vendono o riparano o cosa, sinceramente.
      Ma davvero, ora basta discutere sui termini, proprietario compreso. Dici che il proprietario non esiste e non fa niente. Nel negozio che magari vorresti aprire, provaci tu a non far quadrare i conti, a non seguire le banche, a non fare gli ordini. Poi lo vedi che un "padrone" serve, ed esiste, e fa cose.

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    10. Sì Paolo hai ragione, difatti non ho scritto che la tua attività lavorativa è rivolta esclusivamente alle incombenze del commesso. Io non voglio aprire niente, ti ho soltanto proposto una diversa visione del problema Pile Subito e del problema Pendola il 31 Dicembre. Uno spunto di riflessione, non so quanto utile, lo vedrai tu.
      Senza il minimo malanimo giacché non appartengo a nessun Forum di detrattori (per rispondere ad una tua considerazione più sotto).
      Alberto.

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    11. Ohmmariiiiiia maledetta quella volta che ho tirato fuori la storia della liquidazione!
      Il concetto era:
      evita di dare consigli se non sai di cosa stai parlando.se vuoi capire di cosa stiamo parlando sei liberissimo di provarci impegnando tempo soldi ed energie.punto.
      Se non conosci orologiai che hanno chiuso è perché alternative NON CE NE SONO.
      Stringi i denti e vai avanti.
      Buon anno a tutti!

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    12. E comunque quando dici che i commessi delle orologerie non fanno altro puoi tranquillamente e serenamente andare il quel posto dove ti ci manderebbe il 90% dei visitatori di questo blog.
      La differenza tra un medico e un orologiaio c'è e come caro mio..riparare un orologio da 100 euro non è come scegliere se farmi una tac o no!

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  2. Ah, dimenticavo, Buon Anno.
    E che nel 2016 ulteriori e più rimbambiti clienti allietino la tua esistenza, e per la proprietà transitiva...pure la mia :-)

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    1. Caro Alberto,
      In tutta franchezza e sintesi, hai rotto i marroni con i tuoi commenti prolissi.
      Che palla al piede che sei!

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  3. Ti leggo da tempo, e convengo sulla maggior parte delle cose che scrivi, tuttavia non penso che si possa parlare di "consumismo spinto" per chi ti chiede di riparare un vetro rotto o il passante di un cinturino. Io che mi ritengo moderatamente consumista tutte quelle cose forse le avrei anche gettate, senza pensare ad una possibile riparazione... Per tornare al tuo post, forse quella gente che ti chiede le riparazioni non ha da pensare al Natale e vive senza fretta, ritenendo il 24 e il 31 dicembre giorni feriali come altri in cui, magari, essendo a casa dal proprio lavoro possono dedicarsi a pensare alle riparazioni di oggetti rotti che hanno in casa...

    Auguri di un buon 2016!
    Francesco.

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    1. Davvero un pendolo, un cucù, un orologio da tavolo non hai tempo di portarli un altro giorno?
      Proprio la vigilia di natale?
      Con tutti i sabati che ci sono in un anno?
      è normale andare a rompere le ostie a uno che deve servire decine di persone da solo nel periodo più incasinato dell'anno nel giorno OVVIAMENTE più incasinato dell'anno per portare un pendolo a riparare?

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    2. Ho probabilmente usato il termine "consumismo spinto" a sproposito: intendevo dire "società consumista che vede il commesso come schiavo". Guardate un po' cosa fa Esselunga, e ormai quanto si incazza la gente se il supermercato osa chiudere il 25 e 26 Dicembre.
      L'anonimo che ha risposto ha colto il senso: ma con tutto il tempo che c'è, proprio il pomeriggio del 24 vieni con una cosa per la quale tu non hai fretta, e che potresti fare in qualsiasi altro momento?
      E non dirmi che si ritengono "giorni feriali come altri", ho letto su Vice che anche i Satanisti festeggiano il Natale, nel senso che si scambiano i regali e sanno cos'è il Natale e che il giorno di Natale i negozi sono chiusi. Non si può dire "non me ne ero reso conto".

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  4. Mi unisco al coro e pure io dico che la prima volta avevo riso, la seconda un po' meno, ma ora veramente basta.
    Se vuoi capire bene a cosa si riferisce il nostro orolfrust sei ancora in tempo: Ti licenzi ritiri la liquidazione e apri un bel negozio/laboratorio di orologeria tutto tuo così impari da autodidatta quanto sia difficile avere a che fare con le richieste della gente.

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    1. Sì, questa è la risposta corretta per tutti quelli che sparlano di me anche su alcuni forum: nessun problema ragazzi, se il sogno della vita è lavorare in una orologeria, fatelo pure! Tanta gente si licenzia e poi usa la liquidazione per aprire negozi improbabili - fatelo anche voi, poi aprite anche voi il vostro blog, vi aggiungerò fra i preferiti!

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    2. Ormai mi sto orolfrustizzando!Comunque attendo con impazienza il nuovo post su come sei arrivato a fare il nostro mestiere!
      Suuuuuuuuuuuuuuuupercurioso!

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  5. Aggiungo che anche a me hanno portato vari sacchetti di orologi per il cambio pila la mattina ma li ho rimandati al pomeriggio e non hanno fiatato (quindi tutto il mondo è paese!).
    Forse hanno notato la mia faccia dopo 24 giorni consecutivi in negozio e gli ho fatto pena.
    In più qualche deficiente che aveva svuotato i cassetti dei gioielli e voleva ripararli spiegandomi tutto con moooooolta calma con il negozio strapieno.

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  6. la mia risposta è immensi coglioni, come quelli che al 24 volevano fare il finanziamento per solcazzocosa, o la tira che alle 19.00 ha fatto una mezza sceneggiata perché aveva fretta e non poteva aspettare che le impacchettassi il regalo. Odio puro.

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  7. Cosa spinge le persone a portare a riparare un cucù il 24 pomeriggio? Secondo me è l'ansia da feste, da negozi chiusi, da ultima spiaggia. Lo hai sempre rimandato e quando sai che non puoi più farlo, seppure siano solo pochi giorni consecutivi di festa, ecco che ti scatta la molla...

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  8. Massima comprensione per te orolfrust, capisco bene cosa vuol dire lavorare per vivere facendo un lavoro che non si è scelto e non avere altre possibilità

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  9. Un dubbio: non è che sia colpa della raccolta rifiuti?
    Nel mio Comune abbiamo un tot di franchigia annuale per il rifiuto secco (non riciclabile); se si sfora si paga un extra. Siccome quel tot in realtà è sufficiente e anzi un po' abbondante, ma il conteggio viene azzerato ogni 1° gennaio, negli ultimi giorni dell'anno è prassi far pulizia in casa, gettando via oggetti vecchi, rotti e non riciclabili, per evitare di trovarseli poi sul groppone e sforare la franchigia l'anno successivo.
    Orologi non funzionanti e di scarso valore, cinturini ecc. sono candidati perfetti per le pulizie di fine anno: magari prima di buttarli passano da te a vedere se sono riparabili...

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  10. Posso dirti con buona sicurezza che avere a che fare con ormai 7.3 miliardi di esseri umani ti mette a contatto con 7,3 miliardi di diverse sfumature: che poi ci siano stronzi, cafoni o persone ammirevoli è una questione di destino e di statistica.
    Come dimostrato, ti sono capitate delle persone che hanno portato a riparare il cucù perché così il cervello gli suggeriva: in fin dei conti la cosa che dovrebbe renderti un pizzico sereno, più che stupito, è che "ci sia" gente che il 24 dicembre decide di investire qualche soldo (che tu guadagnerai) nel tentativo di riparazione di un residuato bellico proprio perché il cervello glielo suggerisce.
    Considerare i comportamenti umani sotto il filtro della logica è l'errore più grossolano... Non v'è nulla di logico nel comportamento di tantissime persone... Ciò che conta in fondo, mio caro amico, è che tu sia riuscito a pagare i debiti e contestualmente imparare ad amare il lavoro che da oggi ti frutterà un guadagno pulito, cioè qualche possibilità in più di goderti la vita. Senza debiti si vive meglio, ed io ti auguro ogni bene. Se abitassi al nord verrei a trovarti ma vivo a Roma...

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